Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G.Rodolico – San Marco” Catania Catania, 28 dicembre 2022 COMUNICATO STAMPA POLICLINICO: NATALE, NASCE IL GIARDINO VOLANTE CON ALBERO MAGICO E ORIGAMI TUTTI DA COLORARE PER I PICCOLI PAZIENTI DELL’ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA Giochi di luce da un originale albero fluttuante e tanti origami di carta tutti da colorare, da oggi sono a disposizione dei piccoli pazienti dell’Oncoematologia pediatrica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “G. Rodolico – San Marco”. E’ stato consegnato, nel padiglione 4 del presidio “Rodolico” di via Santa Sofia, nelle mani del direttore medico di presidio, Paolo Adorno, e della direttrice dell’UOC Giovanna Russo, il “Giardino Volante”, un mondo quasi magico, per stupire e far giocare i piccoli pazienti ricoverati nel reparto addolcendo la loro permanenza in ospedale. Il progetto è costituito in parte da una speciale opera artistica -composta da sagome di animali in plexiglass trasparente appese al soffitto lungo fili di lenza - ideata e realizzata dagli artisti Carla Volpati e Renzo Nucara; in altra parte è composto da origami di carta, realizzati dall’artista giapponese Shuhei Matsuyama, che potranno essere utilizzati e colorati dai bimbi degenti. L’iniziativa, nata dalla fantasia della Nake Residenza Artistica della curatrice d’arte Nilla Zaira D’Urso, e Around Laboratorio Pubblicitario del grafico Giovanni Trischitta, è stata sostenuta interamente dalla raccolta fondi avviata dai promotori tre anni fa. “Ringraziamo artisti e organizzatori per averci donato il “Giardino Volante”, realizzato nonostante la pandemia abbia provato a bloccare il progetto –ha detto la professoressa Russo-. L’arte è importante non soltanto perché valorizza i luoghi in cui è introdotta ma in questo caso può essere strumento curativo per chi soffre”. “Crediamo che l’arte sia il regno dell’immaginario, che non può solo appartenere a chi, più o meno in buona salute, si reca in un luogo espositivo o in un polo museale –sostengono i promotori D’Urso e Trischitta-. Si considera il reparto di Ematologia Oncologica Pediatrica del Policlinico come un luogo dove la sacralità prende continuamente forma nel curare, intervenire e rendere il più possibile morbida la difficolta di un respiro, la precarietà di un sogno negli occhi di un bambino e della sua famiglia. In Giappone, le prime forme di origami, dette go-hei, erano costituite da semplici strisce di carta piegate in forme geometriche e, unite ad un filo o ad una bacchetta di legno, utilizzate per delimitare gli spazi sacri”. Al termine della breve cerimonia, gli organizzatori hanno anche consegnato ai direttori Russo e Adorno, un simbolico assegno di milleduecento euro, la cifra che verrà devoluta all’azienda ospedaliero universitaria, raccolta grazie a generosi donatori in provincia di Catania. MP BIOGRAFIE ARTISTI Shuhei Matsuyama. Nasce a Tokyo nel 1955. Dopo aver terminato gli studi all’Accademia di Belle Arti della sua città natale, si trasferisce in Italia nel 1976 per seguire i corsi dell’Accademia d’Arte di Perugia. Nel 1991 arriva a Milano e inizia un’intensa attività espositiva che porta le sue opere in giro per il mondo, da Venezia a Tokyo, da San Francisco a New York. Di particolare importanza sono le 5 mostre shin-on presentate a Venezia in un arco di 10 anni in coincidenza con la Biennale di Venezia. In Francia le sue opere sono state usate per la copertina del programma annuale del Conservatoire de Paris. Anche lo spazio pubblico è stato e continua ad essere una parte importante della sua attività. Opere principali sono la scultura colonnare alta 5m a Hakata, Giappone, e la fontana in mosaico a Rieti. In oltre le sue opere sono state usate anche come allestimento in uffici prestigiosi, alberghi, appartamenti e ristoranti, come nella president suit room della Four Seasons Hotel in Arabia Saudita. Uomo tra due universi, orientale ed occidentale, fonde insieme l’esperienza pittorica con quella spirituale creando opere che sintetizzano due espressioni: pittura e suono per la stimolazione dei sensi. Matsuyama è un sostenitore del ruolo della Public Art verso la familiarizzazione con l’arte, per il coinvolgimento e la “co-partecipazione” di chi ne fruisce e per l’annullamento dei confini fra l’artista e il pubblico. Vede l’arte, ed in particolare la Public Art, al servizio dell’umanità, che ne trae un miglioramento della cultura, della sensibilità, della serenità e, in senso più ampio, della vita. Renzo Nucara. Nasce a Crema nel 1955, si diploma al Liceo Artistico di Bergamo nel 1973. Frequenta l’Accademia di Brera di Milano. La sua prima mostra personale risale al 1977 presso la Galleria Ticino di Milano. Negli anni 80 il suo lavoro si articola intorno al tema del Diario. Negli anni successivi la scrittura diventa segno, la tela cede il posto alla tridimensionalità, entrano in gioco nuovi materiali - legni, oggetti trovati, pellicole trasparenti - con i quali crea i Box della memoria prediligendo un approccio tra l’ironico e il ludico. Nel 1993 fonda insieme ad altri cinque artisti il Cracking Art Group. Materia d’elezione è la plastica che diventa anche veicolo di impegno ecolo- gico e sociale. Partecipa con il gruppo, alla 49° Biennale di Venezia con l’istallazione Sos World: più di un migliaio di tartarughe di plastica riciclata e dorata che occupano i giardini intorno agli storici padiglioni. Torna alla Biennale, sempre con il Gruppo, nel 2011 e 2013. La dimensione di arte collettiva caratterizza anche altri progetti di Nucara: Time Machine e Arbre Magique. A livello individuale continua la sua ricerca artistica, incentrata nei primi anni del duemila sui Resinfilm, stratificazioni di resine, pigmenti, oggetti naturali , dalla stesura dapprima uniforme poi vibrante per i molteplici passaggi cromatici. Nel 2010 realizza il ciclo di opere dal titolo Made in Italy, stimolata dal ritrovamento in una fabbrica dismessa, di frammenti di piastrelle marchiate con la nota espressione inglese. Carla Volpati. Classe 1954, si laurea in lingue e letterature straniere. Alla fine degli anni Novanta inizia a elaborare un percorso creativo individuale che diviene in poco tempo un impegno svolto con continuità. I suoi primi lavori sono caratterizzati dall’uso quasi esclusivo di elementi naturali (piccoli sassi, ciottoli) disposti in sequenza su fondi dai colori tenui e rarefatti, circondati da ‘ombre’ e volutamente titolati come parte integrante dell’opera. Negli anni successivi, il rigore compositivo iniziale lascia spazio a nuove forme e all’intervento deciso del colore di fondo prodotto. Ai frammenti si intrecciano oggetti che appartengono alla sfera personale: piccoli ricordi che, a loro volta, si legano alla pietra e al sasso, depositari di una memoria più antica. Nei due anni successivi si dedica alla serie intitolata In fila per sette, appunti per immagini di fatti e sensazioni, e ai Puppets, piccole creature che abitano lo spazio immaginario tra fiaba e sogno. Dal 2013 con le opere denominate Inabox, lavora al concetto di scatola come contenitore di reminiscenze e suggestioni. Nel 2015 soggiorna, ospite di una residenza d’artista, in Vietnam dove realizza Inabox utilizzando materiali portati dall’Italia e trovati in loco.